Convegno Genitori e Sport, che successo!

Biblioteca civica piena per la serata con ospiti illustri

SEREGNO – Trasformare i genitori dei giovani sportivi da pericoli, incubi, “mine vaganti”, come sono oggi spesso considerati (non tutti, per fortuna) ad alleati, risorse, parte della squadra. Missione impossibile? Ci crede il Comune di Seregno che ha deciso di puntare sul progetto della Scuola Genitori Sportivi, promuovendo un percorso di informazione, formazione, sensibilizzazione e coinvolgimento di mamme e papà delle circa 55 società sportive cittadine. Per cancellare il triste episodio di giugno, con un dirigente che ha perso un rene, per sedare la rissa tra genitori-ultras in tribuna, durante una partita di Under 9 in oratorio. E per dare un segnale forte, di svolta.

Il fischio d’inizio, è stato venerdì sera, quando presso la biblioteca civica si è tenuto il convegno “Genitori e Sport: facciamo squadra per mettere in fuorigioco la violenza”. Ma anche l’inaugurazione della mostra di vignette “La squadra degli undici genitori (anti)sportivi”, realizzata da Matteo De Monte per la Scuola Genitori Sportivi. Oltre un centinaio i genitori, i dirigenti, gli allenatori, i ragazzi, i rappresentanti delle istituzioni che hanno gremito la sala e hanno visitato la mostra.

“Il genitore si approccia al calcio come se il proprio figlio dovesse diventare l’eroe assoluto – ha detto Filippo Galli, ex campione e responsabile del settore giovanile del Milan -. Non è semplice, ma ci vuole una vera alleanza tra società, allenatori, famiglie e l’intero sistema per remare insieme nella stessa direzione che è quella del benessere e della crescita di ogni ragazzo”. “I genitori agiscono sempre per il bene del proprio figlio ma a volte c’è un modo di voler bene che diventa malato – ha detto don Samuele Marelli della pastorale giovanile -. Il genitore deve imparare, a un certo punto, a fare un passo indietro”. Tanti gli stimoli arrivati anche dal pubblico. “Noi abbiamo l’idea di voler sistemare nostro figlio, nel lavoro o nello sport – ha detto Francesco Tomasello, ex giocatore del Borussia Dortmund -, il genitore dovrebbe guidare, consigliare, il figlio ma soprattutto chiedergli se è felice di quello che sta facendo”.

“C’è un problema sociale di fondo che riguarda non solo i genitori – ha fatto eco il presidente del Comitato regionale della Lega Nazionale Dilettanti -, basti pensare che siamo la seconda regione in Italia per casi di violenza contro gli arbitri, che sono raddoppiati. Per questo, abbiamo aperto un dipartimento di Responsabilità di Sociale che andrà sempre di pari passo e livello con la parte prettamente agonistica”. Presente anche il presidente del Coni Lombardia Marco Riva, che ha sottolineato l’impegno su questo fronte specifico, anche con il lavoro della Commissione Cultura e Sport rappresentata da Aleksandar Avakumovic, “lo sport deve basarsi sulla cultura – ha detto – perchè senza di essa scadiamo nel cannibalismo. E il principio primario deve essere il rispetto: quando si esce da quel perimetro, si entra nell’abuso”.

Alessandro Izar, avvocato sportivo che fa parte del consiglio di presidenza del Csi, ha sottolineato i casi positivi che ci sono nel movimento, anche se spesso rimangono all’ombra, rispetto agli eccessi e alle violenze dei pochi. Mentre Silvia Piccione dell’Associazione nazionale pedagogisti ha messo in luce come “occorre fare rete tra tutti gli attori corresponsabili della crescita sportiva dei nostri giovani e continuare a sperimentare nuove metodologie di coinvolgimento dei genitori portandoli a sfruttare lo sport come strumento educativo e formativo”.

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